Pubblicati i dati della nuova Rilevazione sulle iniziative di educazione finanziaria in Italia nel triennio 2012-14 , che aggiorna le precedenti del 2010, 2011 e 2012 ed è promossa dalle Autorità di vigilanza – Banca d’Italia, Consob, COVIP e IVASS – insieme al Museo del Risparmio, alla Fondazione per l’Educazione Finanziaria e al Risparmio e alla Fondazione Rosselli, d’intesa con il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) e il Ministero dell’Università, dell’Istruzione e della Ricerca (MIUR).
L’indagine documenta la frammentazione delle iniziative di educazione finanziaria, molte delle quali con un numero di partecipanti modesto. Per il triennio 2012-14 sono state censite 206 iniziative, promosse da 256 soggetti. In quasi i due terzi dei casi i programmi hanno coinvolto nel triennio meno di 1.000 persone; solo una iniziativa su dieci si è rivolta a più di 10.000 partecipanti.
Le iniziative censite sono risultate molto eterogenee: alcune, definite di educazione, hanno previsto un vero programma formativo; altre, definite di sensibilizzazione, si sono limitate in molti casi alla condivisione di materiale informativo. Il web è risultato il principale veicolo di promozione, con rischi di esclusione per fasce della popolazione rilevanti. Sebbene sia complesso quantificare le risorse totali destinate all’educazione finanziaria, è emerso che solo pochi programmi hanno previsto un significativo impegno economico. I principali promotori sono stati il mondo finanziario, la scuola e le associazioni, che spesso hanno collaborato tra loro per la realizzazione dei materiali e delle attività didattiche. Il concorso di vari soggetti ha posto le basi per lo sviluppo di iniziative adeguate sotto il profilo sia specialistico sia pedagogico e cognitivo.
Una delle maggiori criticità evidenziate dall’indagine è rappresentata dalla carenza di valutazioni sulla capacità delle iniziative di incrementare le conoscenze e incidere sui comportamenti. Oltre la metà dei programmi non ha previsto alcuna forma di monitoraggio; dove condotto, esso si è limitato per lo più a raccogliere informazioni sul grado di coinvolgimento e soddisfazione dei partecipanti. Ciò rende difficile condurre un’analisi costi benefici e complessa l’identificazione delle migliori prassi.
Gli obiettivi delle iniziative censite, pure modulati sull’età dei discenti, mostrano un approccio all’alfabetizzazione finanziaria che riconosce l’importanza di acquisire sia le conoscenze sia la capacità di mettere in pratica quanto appreso. La quasi totalità dei programmi ha introdotto i ragazzi ai concetti finanziari elementari; con gli studenti della scuola secondaria di secondo grado sono state più frequenti le attività tese a potenziare le competenze; con i più piccoli i docenti hanno sviluppato il valore della legalità e la consapevolezza nell’uso del denaro. Soprattutto le iniziative di più ampia dimensione hanno mostrato caratteristiche in linea con le migliori prassi internazionali: alla maggiore collaborazione tra esperti di materie finanziarie e docenti si è associata una più frequente attività di formazione dei formatori, migliore integrazione con i curricoli scolastici, materiali didattici moderni e diversificati, maggiore diffusione di monitoraggio e valutazione di impatto con tecniche controfattuali.
I temi trattati più frequentemente sono stati la gestione del budget, il risparmio, il legame tra rischio e rendimento e la previdenza complementare.
Sebbene alcune iniziative siano già frutto della collaborazione tra più soggetti, nella prospettiva di una strategia nazionale finalizzata ad accrescere la cultura finanziaria degli italiani appare essenziale uno sforzo di coordinamento tra i promotori per valorizzare sinergie e complementarietà delle molte iniziative esistenti, calibrare l’azione sui target di popolazione a priorità elevata, ricercare economie di scala e di scopo, monitorare i risultati in termini di acquisizione di conoscenze e competenze.