Gli italiani sembrano non credere nell’educazione finanziaria e si sforzano di comprendere meglio le dinamiche economiche e finanziarie soltanto durante le crisi, tanto che per ben il 45,7% è difficile prendere decisioni su come investire, comprenderne i rischi, scegliere il momento in cui disinvestire e allocare correttamente i propri risparmi. Questo è quanto emerge dall’Indagine sul Risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani 2016 realizzata da Centro Einaudi e Banca Intesa Sanpaolo con un sodaggio Doxa.
L’Indagine, avviata nel 2011, analizza motivazioni, obiettivi e scelte di un campione rappresentativo dei risparmiatori italiani, avvalendosi anche delle serie storiche derivanti dal Rapporto sul risparmio e i risparmiatori in Italia (realizzato dal Centro Einaudi in collaborazione con BNL-Gruppo BNP Paribas dal 1982 al 2009).
Secondo il Rapporto 2016, infatti, gli italiani intervistati che si dichiarano poco o per niente interessati alle dinamiche economiche e finanziarie sono tornati a prevalere, rispetto agli annni precedenti, su coloro che si dichiarano interessati: 53,5% contro 46,5%, su un campione di 1.011 famiglie e 567 piccoli investitori.
Tra i meno sensibili all’educazione finanziaria troviamo gli over 65, che, nel 63,8% dei casi si dichiarano poco o per niente interessati, mentre il 56,5% dei giovani compresi fra i 18 e i 24 anni mostrano un interesse specifico, anche se questo poi non si riflette in un reale impegno ad informarsi. Il livello di interesse sull’educazione finanziaria, rileva l’indagine, è direttamente correlato al grado di istruzione: il 67,9% dei laureati si dichiara interessato, contro il 24,4% di chi ha una licenza elementare.
Tuttavia, nonostante l’interesse, metà degli intervistati sostiene di non dedicare tempo agli approfondimenti e all’educazione finanziaria, mentre solamente il 33,6% dedica al tema un’ora alla settimana.
I più attivi sono invece gli intervistati della fascia intermedia (45-54 anni) e quelli che si stanno avvicinando all’età della pensione (55-64 anni), mentre tra giovani della fascia 18-24 anni, nonostante l’interesse dichiarato, la quasi totalità ammette di non occuparsene per nulla o comunque meno di un’ora a settimana e nessuno degli intervistati si impegna per più di due ore a settimana.