Giunge alla IX edizione il Rapporto IPSOS Italia 2019: comunitari e cosmopoliti, le nuove fratture, che ha l’obiettivo di “raccontare cosa accade nel paese, quali le reazioni degli italiani e quale il loro modo di stare nel mondo.”
Dal Rapporto IPSOS Italia 2019 emergono i seguenti 10 punti di riflessione:
- La ripresa che non c’è. Gli indicatori economici volgono al negativo in conclusione di anno, con il rischio di ritornare ad una situazione recessiva. Da un lato le attese del consolidarsi della ripresa sembrano essere frustrate, dall’altro ci si attendono cambiamenti positivi dal nuovo governo. I
- I consumi che non riprendono. Nel secondo trimestre 2018 la propensione al risparmio tende a risalire, mentre c’è un ristagno dei consumi.
- Oltre la luna di miele? Il governo Conte segna un cambiamento di clima nel paese che sembra portare a compimento il distacco élite/popolo, che appare nei primi anni ’80, con la progressiva modernizzazione e secolarizzazione del paese.
- La comunità impossibile. Di fronte alle aggressioni esterne (mondializzazione, immigrazione, impoverimento dei ceti medi), e all’incapacità percepita del sistema democratico di rispondere alle nuove sfide, tanto che due terzi degli italiani pensano che occorra trovare qualcosa di meglio, la risposta è una reazione comunitaria, di chiusura.
- Il principio di precauzione. I sentimenti prevalenti tra gli italiani sono antiélitari e molto critici verso la UE. Ma prevale il principio di precauzione. Solo il 25%, nel caso di un referendum, voterebbe per uscire dall’Europa.
- Identità e confini. La narrazione sui migranti si concentra sugli arrivi via mare, con il corredo simbolico e iconografico che gli sbarchi si trascinano. Il quadro di opinione che Ipsos registra è quello di un’opinione pubblica estremamente frammentata sul tema delle migrazioni, dove la solidarietà convive con i timori, l’accoglienza con l’ostilità.
- Falla facile. La semplificazione come risposta alla crescente complessità mette le marche nelle condizioni di trovare una soluzione per produrre messaggi incisivi e memorabili, che emergano dal flusso indistinto della comunicazione. Le marche scelgono quindi un linguaggio diretto e ripuliscono il messaggio per tenerne solo il ‘cuore’.
- Comprare meno ma meglio, comprare esperienze. Un consumatore più consapevole, fa acquisti intelligenti, superando la logica dell’acquisto ‘smart’ dei tempi della crisi – ciò che mi conviene – e dirigendosi verso un’offerta più articolatamente migliore: non solo il prodotto migliore, con il prezzo migliore, ma anche migliori applicazioni e servizi ad esso connessi.
- Dal prodotto al servizio: l’iperpersonalizzazione. Nella quarta rivoluzione industriale, stiamo assistendo al passaggio dalla vendita transazionale al prodotto come servizio (product-as-a-service); in questo modello si vendono “pacchetti di utilizzo” anziché il prodotto in sé.
- Dalla crisi della narrazione dei fatti alle fake news. All’interno del nuovo ecosistema digitale dell’informazione, il quotidiano perde la sua centralità e di conseguenza la perdita della funzione “meta-informativa” che esso svolge nella dieta mediatica, ovvero il suo ruolo insostituibile nel filtrare le informazioni importanti, selezionando e gerarchizzando le notizie, definendo una “agenda” a beneficio del lettore. Tutto questo rappresenta un “fertilizzante” per la disinformazione e le “fake news”.
Il rapporto sarà presentato il 26 febbraio 2019 a Roma, presso il parlamentino del CNEL, in via David Lubin, 2, dalle ore 9.30 alle ore 12.30.